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BCE: il "falco" austriaco non vuole tagli ai tassi almeno fino a settembre

BCE: il "falco" austriaco non vuole tagli ai tassi almeno fino a settembre

REUTERS/Lisa Leutner/Archivi

La Banca centrale europea (BCE) dovrebbe mantenere invariati i tassi di interesse almeno fino a settembre, sostiene il governatore della banca centrale austriaca, data l'incertezza creata dalla guerra dei dazi tra UE e USA e l'effetto nullo sulla crescita che nuovi tagli avrebbero.

Robert Holzmann, uno dei membri più aggressivi del Consiglio europeo di politica monetaria, ha dichiarato al 'Financial Times' di non vedere alcuna ragione per abbassare nuovamente i tassi di riferimento nelle riunioni di giugno e luglio, classificando tale decisione come "rischiosa". Il governatore austriaco prevede che i cambiamenti non avranno "alcun effetto" sull'economia reale, in un momento in cui le prospettive economiche europee stanno nuovamente peggiorando a causa della guerra commerciale imposta dagli Stati Uniti.

Per Holzmann, le principali decisioni economiche nel blocco europeo sono condizionate dall'incertezza, non dalla politica monetaria. "La gente vuole aspettare", ha sostenuto, quindi un taglio dei tassi di interesse non stimolerebbe significativamente l'attività.

Allo stesso tempo, il governatore austriaco ricorda che le “stime recenti” del tasso neutrale nell’eurozona – il livello del tasso di interesse che non stimola né raffredda l’economia – sono aumentate significativamente nell’ultimo anno, quindi “ora siamo almeno a un livello neutrale”. Il tasso di riferimento per il blocco europeo è attualmente pari al 2,25%, dopo sette tagli da un picco del 4,5%.

Per la riunione di giugno, il mercato attualmente stima una probabilità di circa il 90% di un ulteriore calo di 25 punti.

I verbali della riunione di aprile della BCE evidenziano una certa preoccupazione tra i responsabili politici circa gli effetti a lungo termine della politica commerciale statunitense sull'inflazione, temendo un contesto di maggiore pressione strutturale dovuto all'aumento delle interruzioni nelle catene del valore globali.

Da quell'incontro, Stati Uniti e Cina hanno sospeso l'escalation dei dazi reciproci oltre il 100% (valori che, secondo la stragrande maggioranza degli economisti, equivalgono a un embargo di fatto da ciascun Paese sull'altro), ma Trump ha rivolto di nuovo la sua attenzione all'Europa.

Secondo il presidente, i prodotti europei potrebbero iniziare a pagare una tariffa del 50%, data la difficoltà nel negoziare con i leader europei. L'UE ha tempo fino al 9 giugno, una proroga rispetto alla scadenza iniziale fissata al 1° giugno, per raggiungere un accordo con Washington ed evitare questa misura protezionistica.

jornaleconomico

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